Google Transition Rank: una modifica al giorno toglie il SEO di torno

Nell’eterna lotta tra il bene e il male, o meglio, tra gli interessi di Google e quelli di chi fa SEO (l’ordine di questi ultimi è messo ovviamente a caso), sembra che Mountain View sia disposta a tutto per vincere la guerra, anche a fare le finte.
Oggi parliamo di Google Transition Rank, uno dei tanti strumenti a disposizione della grande G per mettere nel sacco chi si alza la mattina con un solo obiettivo: piazzare i siti dei suoi clienti ai primi posti della SERP e portare a casa la tanto agognata pagnotta.
Di che si tratta? A farla breve Google Transition Rank è l’ennesimo algoritmo che cerca di gabbare chi fa SEO e vuole tutto e subito. Avete fatto una modifica ad una determinata pagina? Google muoverà quel documento lungo la sua SERP, ma non nella direzione o alla velocità che sarebbe naturale. Anzi, potrebbe addirittura muoverla in senso contrario, oppure non muoverla affatto, oppure cominciare a muoverla dopo qualche giorno.
Perché fare tutto questo? Per evitare che la SERP risponda come una marionetta: tirato il filo, mosso il braccio. E invece no, perché con il Google Transition Rank potreste muovere il filo che governa il braccio, e ritrovarvi la marionetta che tira calci a destra e manca, e soltanto dopo, a spettacolo finito, che muove finalmente gli arti superiori come volevate.
Come funziona Google Transition Rank
Quando si attiva
Il funzionamento in dettaglio dell’algoritmo è spiegato nel brevetto “US Patent 8,244,722” (ideato da Ross Koningstein) che Google ha depositato il 5 Gennaio 2010, e che gli è stato poi attribuito nell’Agosto del 2012. Si tratta di un algoritmo che interviene quando su un determinato documento siano intervenuti dei cambiamenti che Google considera come potenziale spam.
I cambiamenti rilevanti sono elencati, anche se in modo non esaustivo per stessa ammissione di Mountain View, nel brevetto registrato. Il Google Transition Rank si attiva quando il documento sia stato modificato utilizzando una qualunque delle tecniche elencate qui sotto:
- Keyword Stuffing
- Testo di piccole dimensioni
- Testo Invisibile
- META tags stuffing
- Manipolazione a base di link
- Page Redirect
Sono tecniche usate, e secondo Google abusate, per modificare i risultati in SERP, ed è per questo che il grosso delle attività del colosso delle ricerche su web continua a muoversi cercando di sminare il campo che abbiamo minato proprio noi.
Nell’algoritmo è presente un dispositivo in grado di quantificare le modifiche intervenute: se si passa una determinata soglia (anche questa segretissima), il meccanismo si attiva.
Cosa succede dopo che si è attivato?
Quando il Google Transition Rank si attiva, viene creato un valore rank destinazione, che viene calcolato tenendo conto delle modifiche intervenute sulla pagina.
Immaginiamo di avere un articolo in terza posizione per la ricerca “assorbenti interni”. Vogliamo andarci a prendere la vetta, e quindi interveniamo:
- Facciamo linkare la risorsa da un’altra pagina web (anche pertinente)
- Modifichiamo il testo per renderlo più corposo ed “appetitoso”
- Aggiungiamo META tags pertinenti
- Aggiungiamo la keyword di nostro interesse qua e là
- Apportiamo alla pagina o al sito qualsiasi altra modifica/azione facilmente rilevabile da un crawler
A questo punto, nel caso in cui avessimo superato le soglie stabilite dall’algoritmo, entra in gioco Google Transition Rank, che vi farà ballare la proverbiale rumba, per un periodo di tempo che sarà calcolato casualmente.
Le possibilità sono fondamentalmente 3:
- Google farà scendere il vostro articolo nella SERP
- Google non interverrà in alcun modo
- Google farà salire il vostro articolo
Le misure che il Google Transition Rank prenderà sono ovviamente casuali, così potremmo ritrovarci con un articolo salito subito al suo rank destinazione, oppure uno che scende e poi continua a scendere, oppure uno che sale e poi continua a salire. Quel che è certo è che dopo un tempo x, che nessuno è in grado di conoscere preventivamente, il vostro articolo arriverà a destinazione, ovvero al rank effettivo che Google ha calcolato dopo le modifiche.
Perché Google usa un sistema del genere?
Il business di Google è basato sulla pertinenza e sulla soddisfazione del cliente, che poi è l’utente che effettua una ricerca. Questo fu già sottolineato quando il gigante di Mountain View presentò la sua offerta pubblica di acquisto, ravvisando proprio nella manipolazione dei risultati uno dei più grandi pericoli per la salute dei suoi affari e per la credibilità della sua azienda.
Per questo motivo Google è sempre parca di informazioni che rivelino il suo funzionamento, ed è per lo stesso motivo che cerca di contrastare il reverse engineering dei suoi algoritmi.
Dieci anni fa era possibile comprendere parte del funzionamento dei motori di ricerca per tentativi, consci che il risultato che il motore ci avrebbe restituito sarebbe stata prova inoppugnabile della bontà delle nostre azioni.
Oggi no, perché il risultato che Google ci mostrerà in un lasso di tempo x (che nessuno può conoscere) non sarà quello effettivo, ma potrebbe essere addirittura in controtendenza rispetto a quello finale.
Il panico è tuo nemico
Hai modificato documenti di un tuo cliente e i siti si sono inabissati? Calma e gesso, perché se hai agito in modo professionale, e senza voler spaccare le montagne in mezza giornata, il crollo di Analytics o delle posizioni di una key nel sistema di check che usi, potrebbero essere stati causati proprio da Google Transition Rank.
Se sei certo della bontà del lavoro che hai svolto, non tornare indietro. È quello che Google sta aspettando, ed è per la grande G una sorta di dichiarazione di colpevolezza. Vuol dire che abbiamo modificato il contenuto per cercare di guadagnare posizioni in SERP, e rimuoverle al primo inabissamento è come andarsi a costituire.
Difficile spiegarlo ai clienti, forse. Potete sempre puntarli verso questo articolo, sperando che la smettano di telefonarvi, col cuore in gola, ogni 10 minuti. 🙂
P.S.
Spero che tu non sia andato veramente a cercare sul suggest quello che viene suggerito nell’immagine ad inizio articolo, perchè quella era solo l’ennesima presa in giro creata con Photoshop 😀